Oltre. Protagonisti dell’arte in Italia dagli anni Cinquanta in poi
L’arte italiana, osserva Laura Cherubini nella introduzione, sembra ruotare tutta intorno alla pittura. Perché? Perché la pittura – sia essa espressionista, astratta, materica, informale – sempre è radicata nella realtà, e nessun popolo come gli italiani ha una percezione così netta, vivida della realtà. Dante senza Giotto sarebbe impensabile, è un visionario. Lo stesso De Sanctis nella sua storia letteraria mette in evidenza l’aderenza del pensiero e dell’arte italiani alla realtà.
La pittura sorgiva di Afro, il cosmico nel quotidiano di Turcato, la natura stessa mentre cresce della Accardi, le particelle disperse di Sanfilippo che aspirano al cielo, il corpo femminile frammentato e ingigantito da Pascali, la “nuova oggettività” di Rotella e Twombly, Mauri che assume la performance come evoluzione del quadro, i ricami con l’umile biro di Boetti, il contatto con la “strada” di Angeli, e poi Festa, Gilardi, Baruchello, e ancora in Fontana e Leoncillo (dove la pittura si intreccia con la scultura)… tutti cercano – seguendo poetiche anche diversissime tra loro – una realtà sempre più inafferrabile, miniaturizzata, scomposta, naturale o artificiale, e la luce nascosta dentro questa realtà.