L'ESPERIMENTO DEL MONDO Mistica e filosofia nell'arte di Fabio Mauri
L'ESPERIMENTO DEL MONDO Mistica e filosofia nell'arte di Fabio Mauri
eccessivo per difetto. Preferiva considerarsi uno sperimentatore di atti linguistici espressi con tecniche diverse, dai dipinti ai collage, dal teatro alle installazioni agli scritti teorici: quadri che si scoprono attivi, diagnosi che diventano performative, corpi che passano all’azione. Ed è infatti l’«azione», «la forma del fare», il carattere distintivo della ricerca di Mauri, secondo Giacomo Marramao, che qui testimonia l’amicizia di una vita attraverso le riflessioni che l’hanno accompagnata. Ciascuno è stato interprete dell’altro, in un conversare mai interrotto che tocca il senso stesso dell’arte e del pensiero. Per Marramao, «l’arte al di là dell’arte» di Mauri allestisce una strabiliante officina di incessante smontaggio-rimontaggio della macchina scenica del mondo, tenendo alto così il proprio «coefficiente di radicalità», innanzitutto filosofico. Per Mauri, l’amico filosofo – a cui affida un ruolo-chiave nella sua performance più celebre – possiede un modo «quasi fisico» di comunicare i «contorni» di un’idea, e sa tenere a freno l’«euforia della teoria». Entrambi coinvolti sino in fondo, su fronti che si sono spesso incrociati, nell’esperimento del mondo.